Quanto la relazione d’aiuto può portare al cambiamento

Quanto la relazione d’aiuto può portare al cambiamento

Quante volte ci siamo detti”… ma no, non lo posso fare, chissà come reagirà , mi lascerà, si arrabbierà, non mi parlerà più, ectect….” e quanto questo ha condizionato il nostro proposito di “… eh no, questa volta gli dirò veramente come la penso, gli spiegherò ciò che sento” e chissà quanti altri esempi, rinunciando così ad esprimere ciò che sentivamo per il timore di perdere l’altro, di essere rifiutati, esclusi e, alla fine, scartati. Ed è proprio in questo che il counseling ci può essere di aiuto, di sostegno.

Affinché la relazione d’aiuto abbia successo e si crei il clima di fiducia indispensabile al cliente per procedere verso una chiarificazione e accettazione dei suoi vissuti emotivi e della sua esperienza, a qualsiasi livello sono importanti, come delineato dalla teoria di Carl Rogers, padre della psicoterapia, in merito alla terapia centrata sul cliente e confermata dalla mia esperienza professionale, tre condizioni fondamentali quali: Empatia, Autenticità e Accettazione incondizionata.

L’empatia è la capacità di sintonizzarsi e comprendere gli stati emotivi e cognitivi del cliente. Questa capacità richiede una buona dose di attenzione e sensibilità nell’accogliere i vissuti dell’interlocutore, anche quando questi possono divergere profondamente per esperienza, valori o idee dai nostri. La capacità di sentire il mondo dell’altro e accettarlo come unico e irripetibile. L’empatia è strettamente connessa alla sospensione del giudizio e di ogni forma di interpretazione. Rogers sostiene che l’empatia dissolve l’alienazione riportando l’essere umano al centro della sua esperienza. Comunicare l’empatia è molto importante per Rogers, perché genera quel particolare senso di riconoscimento della propria esperienza, che fa sentire l’altro alleviato dalla solitudine esistenziale. L’altro può cogliere la dimensione della condivisione dell’esperienza, ciò è di per sé una esperienza nutriente sia a livello cognitivo che emotivo. L’empatia produce dei cambiamenti e porta ad una maggiore auto accettazione.

Altro importante tassello è l’autenticità che riguarda la capacità di essere spontanei e trasparenti nelle relazioni. Essere autentici vuol dire esprimere solo ciò che realmente corrisponde al proprio sentire, evitando frasi stereotipate e restando in contatto empatico con il nostro interlocutore.

Ulteriore elemento presente che caratterizza una seduta di counseling è l’accettazione incondizionata: vale a dire l’accettazione dei vissuti e delle esperienze, astenendosi da ogni forma di interpretazione e/o giudizio, accettare la realtà esistenziale dell’altro e valorizzare l’altro per ciò che è. Accettazione non vuol dire condivisione o approvazione incondizionata di idee, opinioni e sentimenti diversi dai nostri, bensì il riconoscere all’altro la libertà di provarli; è una forma di rispetto profondo dell’altro da sé, un modo di essere del facilitatore che contribuisce a dare alla relazione la qualità imprescindibile della comprensione profonda. Questi sono i fattori che fanno in modo di aiutare il cliente, come individuo e come membro della società, a trovare soluzione a specifici problemi (di natura non psicopatologica) e a prendere decisioni, a gestire crisi, a migliorare relazioni. In poche parole, a sviluppare risorse e consapevolezza personale su specifici temi e a far sì che ci sia la possibilità di un cambiamento per migliorare la propria qualità di vita.

E’ il caso di un uomo, che chiamerò in questa sede Paolo, che mi ha svelato di come non riusciva a dire a sua moglie, dopo anni di rapporto quasi inesistente, in cui ciascuno faceva la propria vita, limitandosi ad un confronto solo per la pianificare la gestione del figlio, di voler chiudere il loro rapporto. Il motivo di questa incapacità di esprimere le sue volontà? Paolo si sentiva, all’idea di chiudere il rapporto, “… spento e senza un futuro”. Un uomo sensibile, con tanta voglia di vivere. Non era contento della qualità della relazione con la moglie;da qualche anno ognuno viveva come singolo individuo, senza mai ragionare come coppia. Per lungo tempo aveva cercato di riprendere il rapporto tra loro, ma non c’era stato nulla da fare;la moglie, secondo la sua prospettiva, non manifestava alcuna intenzione di condivisione, mentre lui aveva un grande desiderio di “… stare con lei”. Dai momenti di svago ai compiti familiari. Era alla disperata ricerca di contattoe di una relazione profonda. Avevano un figlio adolescente con un lieve problema di disabilità.

Il nostro percorso durò una decina di incontri.Il giorno successivo a uno di questi incontri mi scrisse per raccontarmi che aveva avuto il coraggio e la forza di manifestare alla moglie il proprio disagio e i propri pensieri. Dopo circa cinque incontri le disse di volersi separare, e ciò che lo stupì fu la serenità d’animo che aveva accompagnato le sue parole.

Molto spesso a causa dei nostri condizionamenti e dei dogmi strutturati dentro di noi, non vediamo che in realtà c’è un’altra possibilità di via da percorrere, che non consideriamo in quel momento.

Ecco che nella seduta di counseling, quando ci si sente accolti e accettati senza giudizio, stiamo dicendo all’altro che rispettiamo ciò che sente, lo comprendiamo e lo sosteniamo.

L’esperienza dell’accettazione, dell’ascolto e della presenza rende più nutriente il nostro modo di essere al mondo e di vivere le relazioni non soltanto professionali ma anche personali.

Fabry

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